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Reati tributari, associazione a delinquere, sequestrati hotel e beni per 11 milioni.Indagini anche nella provincia di Avellino
giovedì 5 maggio 2022 - Da Redazione
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Nella
mattinata odierna, militari della Guardia di Finanza dei Comandi Provinciali di
Napoli e Benevento, su disposizione della Procura della Repubblica di
Benevento, hanno dato esecuzione, nel capoluogo sannita e nelle
province di Benevento, Avellino, Roma, Milano, Napoli, Cosenza e Varese, nonché
in territorio bulgaro (Sofia e Plovdiv):
·alla misura
cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare
l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone
giuridiche e delle imprese (ex art. 290 c.p.p), per mesi dodici, nei
confronti di 8 persone, professionisti e imprenditori sanniti e della Valle
Telesina operanti nel settore turistico-alberghiero, edile e della grande
distribuzione alimentare;
· alla misura
cautelare reale del sequestro preventivo dell’intera azienda di una nota
struttura ricettiva cittadina, dei beni aziendali strumentali all’esercizio dell’attività
alberghiera, nonché dei titoli abilitativi e di due appartamenti ubicati sempre
in Benevento;
· al sequestro,
finalizzato alla confisca per equivalente, di denaro, beni immobili e altri
beni patrimoniali nella disponibilità dei 26 indagati, fino alla concorrenza
del valore di circa 11 milioni di euro,;
· al “congelamento” in Bulgaria
della titolarità delle quote delle società bulgare utilizzate per le operazioni
contestate (attività ancora in corso);
disposti dal
Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale sannita, su richiesta della
Procura, ritenendo la gravità indiziaria
per i reati, a vario titolo contestati agli indagati, di associazione per
delinquere (art. 416 c.p.) aggravata dalla transnazionalità (art. 61 bis c.p.),
sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 D.Lgs. n. 74/2000),
falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.),
bancarotta fraudolenta (art. 216 R.D. n. 267/1942) e omessa dichiarazione (art.
5 D.Lgs. n. 74/2000).
I
provvedimenti cautelari sono stati adottati all’esito di un’articolata attività
d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento ed alimentata
dalla sinergia investigativa dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di
Napoli e Benevento, che ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza
in ordine alla esistenza di una compagine criminosa, ben strutturata sul
territorio italiano e bulgaro, dedita alla commissione di un numero
indeterminato di reati contro l’economia.
Le indagini avevano inizio nel febbraio del 2019, allorquando in esito ad
un’attività info-investigativa svolta su una importante struttura alberghiera
del capoluogo sannita, emergevano significative anomalie fiscali in relazione
alle posizioni delle persone fisiche e giuridiche riconducibili alla citata
struttura, gestita da un gruppo familiare costituito da un noto professionista
beneventano e dai suoi due figli.
Venivano, pertanto,
avviate attività investigative, svolte attraverso intercettazioni telefoniche
ed ambientali ed analisi documentali, finalizzate a ricostruire gli interessi
economici e patrimoniali dei tre principali indagati, a cui seguivano nel mese
di settembre del 2019 - sulla scorta dei primi esiti delle indagini tecniche -
diverse perquisizioni svolte presso domicili e studi professionali dei soggetti
coinvolti.
Lo sviluppo delle
investigazioni induceva le Fiamme Gialle ad analizzare un’operazione
straordinaria di “fusione
transfrontaliera per incorporazione tra società di capitali”, avente ad
oggetto l’azienda costituente il segnalato complesso alberghiero, connessa ad
una serie di ulteriori operazioni aziendali (locazione e comodato di ramo di
azienda, costituzione di contratto di rete) poste in essere dagli indagati - ante
e post “fusione” - ricorrendo alla
formula della “procura generale”,
della “procura speciale” e della “delega”, tutte realizzate nel periodo
2014 - 2018 ed afferenti una serie di società, collegate all’attività
alberghiera, aventi compagni sociali e governance
riconducibili ai medesimi soggetti.
Gli organi inquirenti
hanno ritenuto che tali operazioni fossero unicamente dirette a “tutelare” il
patrimonio aziendale della società incorporata, trasferendolo ad una società
bulgara - comunque riconducibile agli indagati - soggetta ad una normativa più
favorevole rispetto a quella nazionale, con il fine di sottrarlo al fisco
italiano e di continuarne la gestione sul territorio dello stato mediante due nuove
società all’uopo costituite.
La
prosecuzione delle indagini consentiva, poi, di acquisire gravi indizi di
colpevolezza in ordine ad un’articolata organizzazione e una
fitta rete di persone fisiche e giuridiche gravitanti nell’orbita professionale
e relazionale di un noto professionista beneventano e dei suoi figli, i quali,
secondo la prospettazione accusatoria, accolta dal Gip, hanno promosso,
organizzato e gestito una consolidata e fiorente “attività di consulenza” per
il trasferimento e il mantenimento di imprese in territorio bulgaro, la maggior
parte delle quali nelle città di Sofia e Plovdiv, al fine di sottrarle al
pagamento delle imposte e sottrarne i patrimoni al sequestro e a procedure
fallimentari e/o esecutive.
Il modus operandi adottato dagli indagati è stato caratterizzato
dal sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che pur
mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare
di diritto locale.
Nello specifico, si ritiene che le
società di diritto italiano (gravate da onerosi debiti erariali) venivano
preliminarmente “svuotate”,
attraverso operazioni di alienazione di immobili e crediti, poste in essere nel
periodo immediatamente antecedente il trasferimento in Bulgaria. Le stesse, poi,
ormai svuotate di elementi attivi, venivano quindi cancellate dal Registro
delle Imprese nazionale per trasferimento all’estero.
Le società trasferite, divenute
soggetti di diritto bulgaro, mantenevano la stessa denominazione delle società
italiane al fine di rimanere visibili ai creditori in Italia; le stesse, di
fatto, risultavano tuttavia irreperibili presso le sedi bulgare dichiarate ed apparivano fraudolentemente ancora operative
e solvibili attraverso l’accensione di conti in quel paese, in realtà non
movimentati se non per il versamento del solo capitale sociale. In tal modo gli
imprenditori italiani continuavano - di fatto - ad operare in Italia con
neocostituite imprese (alle quali erano stati ceduti i compendi delle società
trasferite) aventi il medesimo oggetto del clone estero.
Le attività investigative, condotte attraverso interrogazioni alle
banche dati in uso alla Guardia di Finanza, indagini di natura tecnica
integrate da servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti bancari,
acquisizioni presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, escussione di numerose
persone informate sui fatti, sono state corroborate dagli importanti riscontri
pervenuti dall’autorità giudiziaria bulgara. Il contesto investigativo,
infatti, per iniziativa della Procura della Repubblica di Benevento e della
Guardia di Finanza, delegata alle indagini, si è esteso oltre i confini
nazionali con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.)
Italia-Bulgaria, quale strumento di cooperazione internazionale patrocinato da Eurojust
- tra la Procura della Repubblica di Benevento e la Procura della Corte Suprema
di Cassazione della Bulgaria, finalizzata ad ottenere e condividere
informazioni ed elementi di prova nell’ambito delle investigazioni in corso. In
tale contesto si sono tenute riunioni propedeutiche all’accordo e investigative
sia presso la sede di Eurojust a L’Aia, che presso la sede della Procura
Specializzata - Reparto Investigativo a Sofia e in Italia presso la Procura
della Repubblica di Benevento. Proficuo è stato lo scambio informativo e il
coordinamento investigativo sottesi allo sviluppo ed alla prosecuzione delle
indagini.
Le attività svolte in tale ambito hanno consentito,
tra l’altro, l’acquisizione di documentazione presso istituti di credito ed
Ente camerale bulgari, l’escussione di numerose persone informate sui fatti di
nazionalità bulgara, tra cui 16 professionisti (facenti capo a 12 società di
consulenza legale e amministrativo-contabile), 4 persone ritenute prestanome
(c.d. nominee)e 2 interpreti/traduttrici di madre
lingua bulgara, nonché l’esecuzione - in territorio estero - di mirati
sopralluoghi finalizzati a verificare l’esistenza delle società formalmente
costituite in Bulgaria.
In tale contesto è avvenuta
la “cessione di giurisdizione” da
parte dell’Autorità Giudiziaria bulgara in favore di quella italiana per fatti
penalmente rilevanti commessi in quel paese.
Sono state esaminate le operazioni
societarie e i rapporti bancari di 34 società italiane e 29 società bulgare
emerse nel corso delle investigazioni; con riferimento ai soggetti giuridici
italiani è stata, altresì, accertata una situazione debitoria complessiva nei
confronti dell’Erario di oltre 69 milioni di euro.
Nel corso della mattinata,
inoltre, sono state eseguite perquisizioni disposte dalla Procura presso sedi e
unità locali di 8 società, nonché i domicili di 21 soggetti, a vario titolo
coinvolti nelle indagini.