Cultura
Presentato a Roma il progetto CASCIAMERICANA – il museo emigrante,
Un dispositivo museale mobile seguirà le orme degli emigrati italiani che hanno solcato l’oceano tra la fine dell’800 e il primo dopoguerra, per portare una testimonianza del patrimonio culturale delle popolazioni dell’Appennino meridionale. Il progetto CASCIAMERICANA – il museo emigrante, ideato in Irpinia, è stato presentato ieri alla Camera dei Deputati in un incontro organizzato dall’On. Toni Ricciardi, anch’egli originario di quel territorio.
Oltre al deputato erano presenti all’incontro: il Sindaco del Comune di Aquilonia Antonio Caputo; l’arch. Enzo Tenore di +tstudio, ideatore del progetto edirettore del MEdA-Museo Etnografico di Aquilonia“Beniamino Tartaglia”; la prof.ssa Maria Rosaria Santangelo, Direttrice del Dipartimento di Architettura-DiARC dell’Università di Napoli Federico II, i professori Massimo Perriccioli e Katia Fabbricatti del DiARC, gli studenti dei corso di laurea triennale in Design per la Comunità e del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura: Lorenzo Cristofari, Matilde Curti, Antonio De Roma, Lorenza della Valle, Franco Di Pace, Gennaro Donnarumma, Solana Givogri, Miriam Panico, Carmine Pappalardo, Marianna Rizzo, Alessandra Russo, Alessandro Telesca, Ornella Vadiero; il filmmaker romano Michele Citoni, che sta documentando la storia del progetto insieme alla fotografa irpina Antonella Gallucci.
Il progetto, già presentato a Napoli nella Design Week del maggio scorso, mira a creare una connessione tra le comunità dell’entroterra italiano e quelle costituite da chi è emigrato in tutto il mondo. Il veicolo ideato per promuovere una riconnessione tra le comunità è un baule, simbolo dell’emigrazione, che diventa un dispositivo espositivo capace di trasportare e raccontare storie e oggetti della tradizione rurale del Sud.
La proposta dell’architetto e designer aquiloniese Enzo Tenore nasce in particolare attorno alle dinamiche di identificazione delle comunità satelliti del paese di Aquilonia – costituitesi negli Usa, Argentina, Germania, Svizzera oltre che nell’hinterland torinese – con il paese di origine. “Abbiamo progettato una sorta di macchina del tempo racchiusa in un baule”, ha spiegato l’arch. Tenore, che così ha proseguito:“fu la casa di moda Louis Vuitton a brevettare il primo baule corazzato per i viaggi transoceanici. I nostri emigranti partivano soprattutto per l’America, per cui lo chiamavano cascia americana. Ora lo trasformiamo in un museo emigrante, con un concept di design innovativo che nasce ad Aquilonia ma potrà essere adottato come modello di comunicazione e riconnessione da altri paesi con storie di emigrazione”.
Una delle “casce americane” esposte nel museo di Aquilonia è stata quindi oggetto di una progettazione che la rigenera come dispositivo espositivo capace di trasportare ed esporre oggetti selezionati dal patrimonio del museo etnografico di Aquilonia, uno tra i più grandi e completi musei etnografici in Europa, insieme a supporti analogici e digitali contenenti storie e testimonianze di vita. La progettazione, grazie a un workshop svolto ad Aquilonia e coordinato dell’arch. Tenore e della prof.ssa Fabbricatti. è stata condotta con 13 studenti dei corsi di Design per la Comunità e di Architettura della Federico II. “Questa idea progettuale – spiega la prof.ssa Katia Fabbricatti – non solo ha attivato un’esperienza didattica e professionalizzante per gli studenti, ma ha innescato anche una dinamica di ascolto e auto conoscenza nel territorio a partire dal coinvolgimento della comunità aquiloniese nella scelta degli oggetti da inserire nel piccolo museo emigrante”.
“Questo progetto richiama direttamente le persone e le loro storie”, ha sottolineato la prof.ssa Santangelo, direttrice del DiARC della Federico II: “Casciamericana è la rappresentazione simbolica di una intimità straziata dalle partenze di chi lasciava qui una parte di sé. Ma è una rappresentazione in cui si ritrova la storia e il presente di tutti i popoli, per questo è importante che ai nostri studenti la storia dell’esperienza migratoria venga raccontata affinché la facciano propria e la portino avanti”. “La Casciamericana – ha dichiarato il prof. Perriccioli, coordinatore del corso di Design per la Comunità della Federico II– deve diventare un agente politico: il progetto di design è un agente politico potente perché definisce nuove relazioni tra noi e il mondo. Il designer è un mediatore e il professionista che noi formiamo si pone a servizio delle comunità, intervenendo in questo caso nel tema delle migrazioni che nel nostro tempo è anche origine di conflitti che chiedono risposte”.
A supportare l’iniziativa, oltre al DiARC, è il Comune di di Aquilonia, che ha stretto insieme al MeDA un accordo quadro con l’università Federico IIsu diversi aspetti del proprio patrimonio culturale e architettonico. Il Sindaco Antonio Caputo,presente all’incontro accompagnato da una delegazione dell’amministrazione comunale, ha voluto esprimere “un ringraziamento ufficiale a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo importante passo per la divulgazione e promozione del ricco patrimonio culturale della comunità. Aquilonia – ha affermato il Sindaco – soffre i problemi della marginalità e dello spopolamento ma non è un paese rassegnato e cerca una rinascita anche attraverso la cultura”.
L’On Toni Ricciardi sta già operando per coinvolgere il governo nella promozione dell’iniziativa. Da docente di storia delle migrazioni ha affermato che “Casciamericana è un esperimento, un processo culturale, che ci ricorda una cosa fondamentale: in tutta la storia italiana, dall’antica Roma a oggi, non esiste un fenomeno sociale che più caratterizzi l’italianità che non l’esperienza migratoria. Oggi possiamo con la Casciamericana tornare a raccontare al mondo storia, ricchezza, vittorie e sconfitte dell’enorme mosaico delle migrazioni italiane”.
“ Senza milioni di casce, fagotti, valigie di cartone, valigie, trolley partiti dal Meridione il mondo non sarebbe lo stesso – osserva l’antropologo Simone Valitutto, consulente del progetto – perché in quei bagagli c’è il futuro sognato e costruito partendo dalle radici, parola che trattiene la terra per impedirle di franare. Il museo emigrante fa di Aquilonia il gate per un viaggio di ritorno che potrebbe farci fare pace con i rimorsi dell’andare e del restare. E può insegnarci ad accogliere ciò che porta il diverso, perché comprendere chi siamo aiuta a non aver paura dei viaggi e dei sogni dell’altro”.
Il progetto CASCIAMERICANA, già individuato dai docenti del DiARC come un’avanguardia della moderna museografia, proseguirà con la costruzione del prototipo e la sua prima trasferta, che realizzerà un “presidio comunitario distaccato” nel New Jersey. Ad attenderlo è infatti la comunità aquiloniese/statunitense del Club San Vito Martire di Montclair.
Oltre al deputato erano presenti all’incontro: il Sindaco del Comune di Aquilonia Antonio Caputo; l’arch. Enzo Tenore di +tstudio, ideatore del progetto edirettore del MEdA-Museo Etnografico di Aquilonia“Beniamino Tartaglia”; la prof.ssa Maria Rosaria Santangelo, Direttrice del Dipartimento di Architettura-DiARC dell’Università di Napoli Federico II, i professori Massimo Perriccioli e Katia Fabbricatti del DiARC, gli studenti dei corso di laurea triennale in Design per la Comunità e del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura: Lorenzo Cristofari, Matilde Curti, Antonio De Roma, Lorenza della Valle, Franco Di Pace, Gennaro Donnarumma, Solana Givogri, Miriam Panico, Carmine Pappalardo, Marianna Rizzo, Alessandra Russo, Alessandro Telesca, Ornella Vadiero; il filmmaker romano Michele Citoni, che sta documentando la storia del progetto insieme alla fotografa irpina Antonella Gallucci.
Il progetto, già presentato a Napoli nella Design Week del maggio scorso, mira a creare una connessione tra le comunità dell’entroterra italiano e quelle costituite da chi è emigrato in tutto il mondo. Il veicolo ideato per promuovere una riconnessione tra le comunità è un baule, simbolo dell’emigrazione, che diventa un dispositivo espositivo capace di trasportare e raccontare storie e oggetti della tradizione rurale del Sud.
La proposta dell’architetto e designer aquiloniese Enzo Tenore nasce in particolare attorno alle dinamiche di identificazione delle comunità satelliti del paese di Aquilonia – costituitesi negli Usa, Argentina, Germania, Svizzera oltre che nell’hinterland torinese – con il paese di origine. “Abbiamo progettato una sorta di macchina del tempo racchiusa in un baule”, ha spiegato l’arch. Tenore, che così ha proseguito:“fu la casa di moda Louis Vuitton a brevettare il primo baule corazzato per i viaggi transoceanici. I nostri emigranti partivano soprattutto per l’America, per cui lo chiamavano cascia americana. Ora lo trasformiamo in un museo emigrante, con un concept di design innovativo che nasce ad Aquilonia ma potrà essere adottato come modello di comunicazione e riconnessione da altri paesi con storie di emigrazione”.
Una delle “casce americane” esposte nel museo di Aquilonia è stata quindi oggetto di una progettazione che la rigenera come dispositivo espositivo capace di trasportare ed esporre oggetti selezionati dal patrimonio del museo etnografico di Aquilonia, uno tra i più grandi e completi musei etnografici in Europa, insieme a supporti analogici e digitali contenenti storie e testimonianze di vita. La progettazione, grazie a un workshop svolto ad Aquilonia e coordinato dell’arch. Tenore e della prof.ssa Fabbricatti. è stata condotta con 13 studenti dei corsi di Design per la Comunità e di Architettura della Federico II. “Questa idea progettuale – spiega la prof.ssa Katia Fabbricatti – non solo ha attivato un’esperienza didattica e professionalizzante per gli studenti, ma ha innescato anche una dinamica di ascolto e auto conoscenza nel territorio a partire dal coinvolgimento della comunità aquiloniese nella scelta degli oggetti da inserire nel piccolo museo emigrante”.
“Questo progetto richiama direttamente le persone e le loro storie”, ha sottolineato la prof.ssa Santangelo, direttrice del DiARC della Federico II: “Casciamericana è la rappresentazione simbolica di una intimità straziata dalle partenze di chi lasciava qui una parte di sé. Ma è una rappresentazione in cui si ritrova la storia e il presente di tutti i popoli, per questo è importante che ai nostri studenti la storia dell’esperienza migratoria venga raccontata affinché la facciano propria e la portino avanti”. “La Casciamericana – ha dichiarato il prof. Perriccioli, coordinatore del corso di Design per la Comunità della Federico II– deve diventare un agente politico: il progetto di design è un agente politico potente perché definisce nuove relazioni tra noi e il mondo. Il designer è un mediatore e il professionista che noi formiamo si pone a servizio delle comunità, intervenendo in questo caso nel tema delle migrazioni che nel nostro tempo è anche origine di conflitti che chiedono risposte”.
A supportare l’iniziativa, oltre al DiARC, è il Comune di di Aquilonia, che ha stretto insieme al MeDA un accordo quadro con l’università Federico IIsu diversi aspetti del proprio patrimonio culturale e architettonico. Il Sindaco Antonio Caputo,presente all’incontro accompagnato da una delegazione dell’amministrazione comunale, ha voluto esprimere “un ringraziamento ufficiale a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo importante passo per la divulgazione e promozione del ricco patrimonio culturale della comunità. Aquilonia – ha affermato il Sindaco – soffre i problemi della marginalità e dello spopolamento ma non è un paese rassegnato e cerca una rinascita anche attraverso la cultura”.
L’On Toni Ricciardi sta già operando per coinvolgere il governo nella promozione dell’iniziativa. Da docente di storia delle migrazioni ha affermato che “Casciamericana è un esperimento, un processo culturale, che ci ricorda una cosa fondamentale: in tutta la storia italiana, dall’antica Roma a oggi, non esiste un fenomeno sociale che più caratterizzi l’italianità che non l’esperienza migratoria. Oggi possiamo con la Casciamericana tornare a raccontare al mondo storia, ricchezza, vittorie e sconfitte dell’enorme mosaico delle migrazioni italiane”.
“ Senza milioni di casce, fagotti, valigie di cartone, valigie, trolley partiti dal Meridione il mondo non sarebbe lo stesso – osserva l’antropologo Simone Valitutto, consulente del progetto – perché in quei bagagli c’è il futuro sognato e costruito partendo dalle radici, parola che trattiene la terra per impedirle di franare. Il museo emigrante fa di Aquilonia il gate per un viaggio di ritorno che potrebbe farci fare pace con i rimorsi dell’andare e del restare. E può insegnarci ad accogliere ciò che porta il diverso, perché comprendere chi siamo aiuta a non aver paura dei viaggi e dei sogni dell’altro”.
Il progetto CASCIAMERICANA, già individuato dai docenti del DiARC come un’avanguardia della moderna museografia, proseguirà con la costruzione del prototipo e la sua prima trasferta, che realizzerà un “presidio comunitario distaccato” nel New Jersey. Ad attenderlo è infatti la comunità aquiloniese/statunitense del Club San Vito Martire di Montclair.