Bagnoli Irpino - Una vita da emigrante, la storia di Rosario Infante fra sogni e speranze
Il fenomeno emigratorio è una costante nella storia dell’Irpinia. Percorsi individuali o familiari che nel corso dei secoli ha visto intere generazioni lasciare il proprio paese natale in cerca di un futuro migliore. Storie di uomini e di donne con il sogno di una vita migliore.
Oggi come ieri sono ancora troppi ad andare via, partono giovani per ritornare anziani. Come nel caso di Rosario Infante classe 1930, bagnolese purosangue, che negli anni ’50, come tanti altri sui coetanei decise di cercare fortuna in Svizzera e di ritornare in patria solo dopo aver maturato la pensione. Rosario, oggi arzillo novantaduenne, da tutti conosciuto in paese con il soprannome di Berlinguer, nomignolo affibbiatogli per la sua nota passione per la politica e per il leader comunista, trascorre i pomeriggi in piazza, davanti al circolo anziani, quando il tempo lo permette, a giocare a carte e a chiacchierare, ovviamente anche di politica, con gli amici di sempre.
Rosario ricorda con nostalgia i tempi in cui era il “capo” dei comunisti bagnolesi in Svizzera, l’organizzatore dei tanti pullman rossi programmati in occasione delle elezioni amministrative a cavallo fra gli anni ‘60 e gli anni ‘80. Ci mostra con orgoglio una delle sue tessere al Partito Comunista Italiano, la conserva come una reliquia insieme alla patente, perché si guida ancora, e al documento d'identità: "La prima tessera l'ho fatta nel 1947. Sono sempre stato iscritto prima al PCI e poi dopo la svolta della Bolognina a tutti i partiti eredi della glorios falce e martello. Ho smesso di tesserarmi quando hanno chiuso il circolo in piazza". Rosario ricorda con orgoglio le battaglie per i diritti dei lavoratori e le elezioni amministrative, gli incontri, le discussioni fra compagni e la gioia di ritornare in paese in occasione delle elezioni amministrative.
Chiusa la parentesi politica inevitabilmente si passa al fenomeno dell’emigrazione. “Ho deciso di emigrare all’età di ventisei anni e precisamente nel 1956. L’ho fatto per ragioni di carattere puramente economico. Avevo una famiglia da “campare” ed è per questo che ho deciso di emigrare. Ho trascorso quant’anni della mia vita in Svizzera, dal 1956 al 1995, prima a Losanna e poi a Ginevra”.
Rosario come tanti irpini in quell’epoca parte sapendo poco della sua della sua nuova “patria”, “Sapevo soltanto di dover andare a Losanna, di avere un contratto lavorativo, stipulato grazie all’interessamento di mio cognato che era partito un anno prima di me e di dover fare il contadino. Fortunatamente li c’era già mio cognato che viveva con la sua famiglia e i tanti bagnolesi emigranti come me. Come dicevo prima ho lavorato come contadino poi scaduto il passaporto mi hanno rinnovato il contratto però ho cambiato Cantone e mi sono trasferito a Ginevra, dove ho continuato a fare il contadino fino al 1961. In quell’anno sono stato assunto da un’impresa edile che l’anno successivo è fallita. Ho cambiato ditta ma non mestiere e con il nuovo “padrone” ho lavorato ben 34 anni. Io ero manovale e ho lavorato prima nell’edilizia e poi quando il mio impresario ha iniziato anche a espandere la ditta nel settore degli spurghi di fognature e pozzi nero, mi hanno trasferito in quel settore".
La nuova vita in terra straniera non è fatta soltanto di lavoro: “La sera comunque uscivamo, ho fatto anche attività politica, ero membro dell’esecutivo del Partito Comunista, che all’epoca in Svizzera era fuorilegge, ci riunivamo di nascosto nei caffè. Negli anni ottanta abbiamo fondato il Circolo Campano attivo fino a qualche anno fa. In quegli anni, gli italiani subivano forme di razzismo soprattutto dai “cugini” francesi ma a Ginevra noi e gli spagnoli eravamo in maggioranza e sapevamo difenderci molto bene. Una sera eravamo in un caffè, ad un certo punto un francese rivolto a noi disse: “acchiappa l’italiani”, noi ci alzammo per prenderlo, il proprietario del caffè, che era di origine spagnola lo prese e lo cacciò fuori dal locale.”
Rosario oggi vive stabilmente a Bagnoli ma in Svizzera ha lasciato la cosa più preziosa: la sua adorata famiglia, i suoi figli. “Ufficialmente risiedo ancora in Svizzera anche se adesso passo parte dell’anno a Bagnoli, i miei figli vivono li. Quindi non sono tornato del tutto!”
Giulio Tammaro