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La scomparsa di Franco Mocella padre e ispiratore della stagione politica de "Il Dialogo"

 Pubblichiamo l'articolo di Michele Vespasiano sulla scomparsa di Franco Mocella. Ringraziando il collega per la testimonianza , la redazione esprime le sentite condoglianze alla famiglia Mocella.


IL VUOTO PER LA MORTE DI UN AMICO 


La morte di un amico è un'esperienza profondamente dolorosa e complessa. È un momento in cui il mondo sembra fermarsi e tutto ciò che prima era familiare può apparire improvvisamente estraneo. La perdita di una persona cara porta con sé un senso di vuoto, di assenza, che può essere difficile da esprimere a parole.

Questo profondo, lacerante senso di vuoto lo sto avvertendo ora che mi ha raggiunto la notizia della morte di Franco Mocella, che per me è stato molto più che un amico.

Franco è stato padre e ispiratore de “Il Dialogo”, un’esperienza più che un gruppo di persone impegnate che hanno segnato profondamente la storia di Sant’Angelo dei Lombardi. 

Di quel gruppo, dopo quella spirituale di don Bruno Mariani, Franco ha incarnato la “paternità” laica, pragmatica, politica nel senso più pieno del termine. Fondatore del giornale, della radio libera, del circolo culturale e di quant’altro – tanto in verità - è stato quel coacervo di persone e di iniziative che dalla metà degli anni ’60 al dopoterremoto ha movimentato la scena politica di Sant’Angelo dei Lombardi, in primis, e poi dell’intera provincia. Franco è venuto a mancare dopo alcuni mesi di nebbia, di vuoto cognitivo che lo aveva allontanato dalla lucidità e risolutezza di analisi che erano il suo tratto distintivo. Ma mai lo ha allontanato dal cuore e dall’affettuosità degli amici!

Franco, “il proprietario”, come lo chiamavamo noi de “Il Dialogo”, riprendendo il titolo che le leggi sull’editoria imponevano a chi stampava un giornale. Per tanti altri, invece, era “don” Franco, dove quel titolo non aveva nulla di più o di altro se non del rispetto che un uomo buono e mite ha meritato nel rapporto coltivato con le persone. Fossero gli artigiani al cui progresso hanno sempre guardato le sue battaglie sindacali, per l’affermazione di diritti troppo spesso conculcati. Oppure i semplici cittadini dell’Alta Irpinia che incontrava in mezzo alla strada o a cui, se capitava, offriva il caffè al bar. 

Commentando questa tristissima notizia, giunta nel primo pomeriggio, diceva Rosanna Repole che «una stagione si è chiusa definitivamente». Difficile darle torto. Il sindaco di Sant’Angelo (di oggi e del dopoterremoto) pensava, evidentemente, ed io con lei, alla scomparsa di Erio Matteo (volato in cielo anche lui in un’uggiosa sera di agosto), all’avvocato Tonino Palumbo, anima paziente e riflessiva del tempo del “Dialogo”, e poi a Mario Sena, allontanatosi volontariamente dalla scena politica quando avrebbe avuto ancora tanto da dire sul popolarismo cattolico in politica, a Vincenzo Lucido, pure lui lontano dall’orizzonte che in una stagione straordinaria ha fatto parlare, solo in meglio, di Sant’Angelo. Ultimi testimoni di quell’impegno di civismo politico e culturale siamo restati davvero in pochi. Meno che le dita di una sola mano. E dire che, per i tempi che vive Sant’Angelo e l’Alta Irpinia, ci sarebbe davvero bisogno della moltiplicazione di quelle dita!

Ciao, Franco, mi torna difficile trovare parole che possano dire del dolore che la notizia della tua morte ha provocato nel mio animo. In questo momento più simile a un caleidoscopio dove le immagini, i ricordi, i volti degli amici e i suoni delle loro voci si accalcano forsennatamente, dipingendo quadri emozionanti assai, difficilmente rappresentabili con verbi e sostantivi. Ciao, Franco, con don Bruno ci hai, mi hai insegnato tanto. Forse tutto ciò che so e che è stato guida nei miei anni. 

Ti sia lieve la terra, caro amico mio, riposa nella pace e nella misericordia del Signore, a cui la preghiera di tua figlia Vera, più forte di quella di tutti i tuoi amici, ti ha consegnato. 

Con il cuore lacerato, abbraccio la signora Paola e i figli Vito, Ettore e Vera e tutti i familiari.