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Avellino in serie B: un successo. La città, ferma e in confusione

(A.P.)  -  L'impresa dell'Avellino calcio ha ridestato dal torpore una provincia intera alle prese con problemi  legati al lavoro che non c'è, spopolamento e un futuro incerto sul tema dello sviluppo e delle incognite legate alla mancata crescita di una classe dirigente. L'Irpinia del calcio forgiata nella scalata alla B con il rigore di Pantani nel fortino di Piazza D'Armi e lzare agli onori della cronaca sportiva per diventare una città e una provincia da serie A. Una squadra che divenne la speranza di oltre 40mila spettatori proiettati sul rettangolo verde e accompagnati da un territorio intero  per dimenticare la tragedia del terremoto. Con cinque punti di penalizzazione, i lupi riuscirono a superare l'handicap diventando la provinciale di lusso del calcio di serie A. Ritornare nel calcio che conta è oggi l'occasione per rimboccarsi le maniche, dare una "spallata" all'apatia irpina,  dando fiducia all'imprenditoria locale, ad iniziare dalla famiglia D'Agostino per le scelte e la tenacia mostrata nei momenti iniziali che non lasciavano presagire nulla di buono per la vittoria finale. La scelta di Biancolino, ulteriori investimenti e scelte vincenti come Palumbo, Palmieri ed altri, confermano la bontà di un disegno che, è auspicabile, verrà proiettato nel futuro.Occorre ricordare comunque che i tifosi, prima di essere elettori, sono Tifosi.

Amano il calcio, il bel gioco , l'urlo  nello stadio, la vicinanza alla propria squadra, la vittoria e in particolare il senso di appartenenza. I lupi, oggi sono cresciuti e basta poco per renderli ancor più famelici e vincenti con le armi proprie della gente irpina. Coraggio, orgoglio e mai domi.  Basta poco, appunto. Ma non servono più interventi balbuzienti che hanno alimentato a dismisura fischi e un forte dissenso dagli spalti. La festa di comunità attesa da anni non aveva bisogno di interventi studiati e apparsi controproducenti. La città di Avellino alle prese con mortificanti giravolte di pensiero e spesso di contenuti, appare prigioniera  di una dialettica tra gruppi politici collocati nella stessa alleanza. La politica degli scacchi o del gambero non è più accettabile in una realtà che da "paesana" attende il via libera per una modernità al passo di altre realtà .

Avellino città è ferma: il calcio e l'Avellino in cadetteria è invece dinamismo, effervescenza, realtà in movimento.Possiamo e dobbiamo rivivere i fasti del passato e ritrovare nuovi eroi che hanno dato lustro all'intera provincia. Il risanamento delle casse comunali e la delibera per inserire lo stadio Partenio nel piano delle alienazioni, diventano basilari per pensare al bene dei cittadini, dei tifosi e di Avellino città e Territorio.

Le beghe e le apparenze lasciamole fuori. "Il calcio, come affermava il grande e inimitabile Gianni Brera, racconta molto dei territori, di quanto questi siano in grado di intrattenere giovani e meno giovani con attività sane, capaci di trasmettere principi e valori che vanno oltre il gioco. Racconta dei territori, anche se diventa campo di battaglie politiche, prima che sportive, battaglie in cui perdono tutti, soprattutto lo stesso calcio". Ai duellanti nella città, una tirata d'orecchio: "Dobbiamo vincere e non perdere le battaglie che contano:   l'identità di un popolo, anche se calcistico, non si svende per  ambizioni personali e civetterie ormai note ...."