Ingerenze, disinformazione e colpi di mano: i chiarimenti di Maurizio Petracca
Senza giri di parole.E' stata una conferenza stampa nella quale Maurizio Petracca è stato finalmente Petracca. A fronte dei fuochi incrociati che hanno tentato di ridimensionare il peso politico dell'unico consigliere regionale del Partito Democratico irpino, l'esponente politico ha messo con garbo, ma in modo incisivo, i puntini sugli i, ricostruendo la serie di trattative che hanno portato all'investitura a candidato sindaco nella persona di Antonio Gengaro. Dalla rinuncia dell'avvocato De Maio, alle quotidiane autocandidature e autorifiuti che hanno caratterizzato le diverse prove muscolari con "conferenze stampa politicamente sgrammaticate, ingerenze di parlamentari che un giorno dichiarano una cosa, un giorno un'altra". Due i bersagli nel mirino. lo stesso Antonio Gengaro assente all'appuntamento odierno e Michele Gubitosa, reo quest'ultimo di dichiarazioni estremamente dure a Rai3 sul Pd avellinese definito un luogo di "cacicchi,capibastone e ricattatori". Nella sala piena di giornalisti e dirigenti, tra cui l'ex sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, il segretario Pizza, Capodilupo, i consiglieri uscenti Iacovacci, Cipriano, Nicola e Marietta Giordano e rappresentanti della minoranza dem, Petracca ha continuato a lanciare messaggi ai tanti che con " dichiarazioni deliranti hanno messo in discussione gli equilibri nel partito .Una presunzione fuori luogo che si è mossa tra maggiominoranze e minomaggioranze.". La bordata a Gengaro arriva con l'invito al neo candidato a sindaco "a voler ringraziare la sensibilità della segreteria Pizza, che in direzione a larga maggioranza, per senso di responsabilità ha reso il suo nome al tavolo nonostante i toni spesso sprezzanti dichiarati dallo stesso Gengaro nella sua conferenza stampa" . Non è mancata la difesa dei consiglieri Pd,incerti se candidarsi o meno, che hanno portato "alta la bandiera del partito, della legalità contribuendo a scoperchiare la pentola".
Poi un siluro a Gubitosa che "alle politiche ha chiesto i voti a Festa arrivando poi terzo su tre candidati" , ed infine, "sosterrò il Pd, lo faranno tutti gli iscritti del partito, ma non accettiamo lezioni di moralismo". Poi la conclusione, con l'invito a costruire il percorso tutti insieme, "io ci sono e lo farò, ma per stare insieme occorre essere in due....". Insomma, provando ad andare oltre la cronaca di questi giorni, in alcuni casi deprimente, in altri divertente per il racconto pubblico che viene trasmesso, è evidente che la selezione della classe dirigente, in questo caso del Pd ma generalizzato a tutti i partiti, è una selezione che dovrebbe evidenziare alcuni sostanziali requisiti pre -politici. I candidati sono il frutto del sacrificio e dell'impegno nel Territorio, sono espressioni delle regole democratiche e, consentitemi dei voti, e un Partito che si ritiene tale, vive dell'atmosfera che si crea al proprio interno, dei riferimenti che lo accompagnano nelle scelte e del comune sentire che tiene insieme le relazioni. Occorre pertanto, evitare i trasformismi, dei tanti che cinque anni fa, "si candidarono contro il partito". Il chiarimento di questa mattina di Petracca era dovuto ed atteso. Ora si tratta di unirsi, di non far affiorare da parte di taluni "responsabili", uno spirito di rivalsa sgradevole per chi ritiene di essere stato defraudato da un diritto che ha fatto perdere posizioni spesso vantaggiose del passato.
(di Antonio Porcelli)