Denaro per alterare concorsi: 8 arresti, indagate 118 persone, contestati 50 episodi corruttivi
Nella mattinata odierna,
all’esito di intensa attività investigativa, convenzionalmente denominata “par condicio”, coordinata dalla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, militari della Guardia di
Finanza - Gruppo Benevento, coadiuvati da personale del Comando Provinciale GDF
di Benevento e supportati da finanzieri in servizio presso i Comandi
Provinciali GDF di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino, per un totale di circa
250 militari, hanno dato esecuzione ad otto ordinanze applicative di misure
cautelari personali - di cui tre di custodia cautelare in carcere, due agli
arresti domiciliari, due sospensioni da pubblici uffici o servizi e un obbligo
di dimora - emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, su
richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di vari soggetti, quasi
tutti pubblici ufficiali, che hanno percepito da candidati di concorsi pubblici
e/o loro genitori - ovvero da aspiranti candidati di concorsi pubblici non
ancora pubblicati- ingenti somme di denaro per compiere atti contrari ai propri
doveri d’ufficio e determinarne gli esiti delle varie prove concorsuali,
facendo accedere i predetti concorrenti nel Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco, nella Polizia di Stato, nell’ Arma dei Carabinieri e nella Guardia di
Finanza: tra i soggetti destinatari delle misure vi è un Vice Prefetto che al
momento dei fatti contestati, posti in essere dal 2018 con condotta perdurante,
svolgeva presso il Ministero dell’Interno- Dipartimento dei Vigili del Fuoco,
del soccorso pubblico e della difesa civile il ruolo di Capo Ufficio di Staff
dell’Ufficio Affari Generali nonché Capo Ufficio di staff dell’Ufficio Affari
concorsuali e contenzioso, tre funzionari - uno in pensione e due attualmente
in servizio- del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Benevento e
Venezia, un Ispettore
del Corpo della Guardia di Finanza in servizio presso il Comando Generale, un
militare dell’Arma dei Carabinieri in servizio presso il Centro Nazionale
Reclutamento dei Carabinieri, un
Assistente Capo della Polizia di Stato, nei confronti dei quali sono stati
ritenuti allo stato sussistenti - a vario titolo - gravi indizi di colpevolezza
in ordine ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione,
corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio: finora sono stati riconosciuti i
gravi indizi di colpevolezza in relazione a 50 episodi corruttivi.
In
particolare, i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere sono
il Vice Prefetto, a Capo dell’Ufficio Concorsi del Dipartimento dei Vigili del
Fuoco, e due funzionari beneventani del Comando Provinciale dei Vigili del
Fuoco di Benevento, uno in servizio e l’altro in quiescenza, ritenuti, per
gravità indiziaria, tutti membri – il Vice Prefetto con il ruolo di capo e
promotore, gli altri due indagati con il ruolo di partecipi- di una
associazione per delinquere finalizzata alla commissione di indeterminati
delitti di corruzione e di rivelazione di segreti d’ufficio nell’ambito di
concorsi pubblici in corso o appena conclusi (segnatamente il concorso
pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti per la qualifica di vigile del fuoco del Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco nonché a quello per l’assunzione di 1.815 allievi agenti della Polizia di
Stato, indetto con decreto del Capo della Polizia- Direttore Generale della
Pubblica Sicurezza n. 333-B/12D.3.19/5429 del 13 marzo 2019) nonché in
relazione a concorsi di imminente pubblicazione (tra questi quello per Ispettori Logistico -
gestionali nel Corpo dei Vigili del Fuoco), per i quali i tre – anche grazie
alla funzione esercitata dal promotore dell’associazione e al possesso della
banca dati dei quiz preselettivi - avevano già programmato di far accedere un
numero di candidati non inferiore a 50, con potenziali profitti illeciti da
conseguire –oltre a quelli per cui è stato richiesto e disposto sequestro
preventivo, anche nella forma per equivalente- di svariate centinaia di
migliaia di euro.
Le
indagini, condotte con incessante impegno da parte del Gruppo della Guardia di
Finanza di Benevento e avviate nel maggio del 2019, si sono sostanziate in
attività di intercettazione telefonica, ambientale (con trascrizione, in soli 6
mesi, di circa 1.500 conversazioni ritenute fondamentali per le
investigazioni), servizi di OCP e acquisizioni di immagini da sistemi di
video-sorveglianza, e hanno consentito di ricostruire i vari passaggi di un
consolidato modus
operandi
e di molteplici iter corruttivi, accordi illeciti in cui il Vice Prefetto,
quale pubblico ufficiale, era in grado di influenzare direttamente – attraverso
membri di commissione allo stato ignoti - la discrezionalità delle varie
commissioni di concorso, anche a fronte di problemi fisici e oggettive
difficoltà che nel corso delle prove concorsuali venivano riscontrate ai
candidati da favorire illecitamente, mentre i due beneventani, previa
indicazione da parte del Vice Prefetto del numero delle persone da poter
contattare, si occupavano – con funzione di intermediari - di reclutare nel
territorio sannita i privati corruttori (cercando candidati che non
presentassero problematiche tali da rendere possibili rischiose esposizioni),
di stipulare con loro e/o con i loro genitori la promessa corruttiva e
successivamente – prima e dopo lo svolgimento da parte dei candidati delle
prove della varie fasi in cui il concorso si articolava - di ricevere ingenti
somme di denaro, ammontanti anche ad oltre 23.000,00 euro, quale prezzo del
reato, parte del quale veniva periodicamente portato a Roma per essere
ripartito con il predetto Dirigente del Ministero dell’Interno e
presumibilmente ulteriori funzionari infedeli.
In
tale maniera il pubblico ufficiale non aveva e non ha alcun contatto con i
privati corruttori, di cui conosce solamente le generalità e la data di
convocazione per le prove concorsuali tramite i suoi intermediari: d’altronde
tali elementi sono gli unici che gli vengono comunicati (spesso anche con
l’utilizzo di un elenco manoscritto) e che sono sufficienti affinché il
funzionario corrotto si possa attivare per permettere ai candidati il
superamento delle prove previste, mentre le trattative economiche (promessa e
dazione di denaro) si consumavano nel territorio Beneventano e venivano gestite
esclusivamente dai funzionari pubblici sanniti.
In
molti casi, inoltre, nel corso delle prove emergevano problematiche (fisiche o
di altra natura, per esempio patologie cardiache, malattie ematologiche ovvero
la sussistenza di un procedimento penale pendente a carico del candidato da
favorire) anche gravi e tali da imporre l’esclusione dal concorso, ma proprio
in quel momento -con l’intervento del Vice Prefetto - l’associazione dimostrava
la sua forza, riuscendo a far conseguire in maniera insperata ai candidati le
idoneità a prove fisiche o psico-attitudinali.
La
stabilità e la forza del vincolo associativo, ma soprattutto la circostanza di
poter contare sul Capo dell’Ufficio Affari concorsuali, veniva ostentata dagli
intermediari beneventani nei dialoghi e nelle trattative illecite concluse con
i candidati ed i relativi genitori: ad oggettiva riprova della serietà del
pactum scleris, i ragazzi venivano a conoscenza delle date di convocazione e
delle date di rinvio delle prove concorsuali giorni prima che le stesse
venissero pubblicate sui portali telematici istituzionali.
I
tre uomini, che per comunicare provvedevano anche ad attivare utenze mobili
“dedicate” -spesso intestate a cittadini stranieri o estranei al proprio nucleo
familiare - dal novembre del 2019 detenevano, con notevole anticipo ed in
maniera illecita, parte della banca dati che avrebbe costituito la prova
preselettiva di un concorso per l’accesso nel Corpo dei VV.FF. di imminente
indizione: previo accordo tra gli associati, i quiz contenuti in un supporto
pen drive venivano quindi consegnati -dietro pagamento somme di denaro - ad
aspiranti candidati sanniti, in quello che è stato ribattezzato un vero e
proprio “mercato delle pennette”.
Per
consegnare le pen drive, infatti, i due funzionari del Comando Provinciale di
Benevento violavano, nel mese di marzo e aprile 2020, anche i divieti imposti
dalla gravissima emergenza sanitaria in corso, ed in una occasione uno di essi
si recava a tal fine a Napoli, unitamente ad altro alto funzionario dei Vigili
del Fuoco, con una autovettura di servizio, facendo affidamento
sull’impossibilità di essere sottoposti a controllo stradale.
Attualmente
il sodalizio era operativo e stava programmando di interferire su due concorsi
per l’accesso nei Vigili del Fuoco di prossima pubblicazione.
Durante
le indagini, inoltre, si accertava che i due funzionari dei Vigili del Fuoco di
Benevento destinatari di misura custodiale in carcere, grazie a pregressi
rapporti di natura illecita e senza il contributo del Vice Prefetto, quali
intermediari tra pubblici ufficiali corrotti e privati corruttori desiderosi di
un impiego statale ponevano in essere ulteriori episodi corruttivi nell’ambito
di concorsi pubblici per l’accesso nella Guardia di Finanza, nell’Arma dei
Carabinieri e nella Polizia di Stato.
Per
la Guardia di Finanza, ed in particolare nell’ambito di un concorso per
Maresciallo, i due indagati si avvalevano della intermediazione illecita di un
Maresciallo -destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari- in
servizio a Roma presso il Comando Generale a Roma, a sua volta intermediario di
un almeno un pubblico ufficiale corrotto allo stato ignoto, nonché di un
cittadino di Apollosa (sottoposto all’obbligo di dimora), legato a rapporti di
parentela con militari della Guardia di Finanza, non indagati; per l’Arma dei
Carabinieri si avvalevano invece di un militare dei CC - anch’egli agli arresti
domiciliari- in servizio a Roma presso il Centro Nazionale Reclutamento di Tor
di Quinto. Per l’accesso in Polizia di Stato, in due occasioni i due funzionari
sanniti agivano in concorso con un Assistente Capo della P.S. e un Funzionario
dei Vigili del Fuoco, Segretario Generale di una sigla sindacale, entrambi
sottoposti alla misura interdittiva della sospensione dall’ufficio pubblico.
La
consistente mole indiziaria sopra sintetizzata permetteva quindi di far emergere
condotte perduranti, attuali e ben collaudate, che oltre ad aver già fruttato
grossi profitti si ripromettevano di realizzare ulteriori e maggiori guadagni.
Anzi,
nel corso delle investigazioni numerose conversazioni intercettate consentivano
di appurare – secondo quanto gli stessi indagati riferivano, che sarà oggetto
di ulteriore e rigoroso riscontro - che il sistema delittuoso di cui trattasi
si protrae da molti anni nel territorio beneventano, almeno dieci, e che a Roma
ulteriori pubblici ufficiali oltre a quello arrestato avrebbero ricevuto
ingenti somme di denaro e utilità costituite da beni materiali come orologi per
gli stessi motivi: sul punto è bene chiarire che trattasi non della stessa
associazione per delinquere in contestazione, della cui operatività vi è
evidenza a far inizio dal 2018, ma di compagni criminali diverse - con il
coinvolgimento di altri pubblici ufficiali - delle quali gli arrestati erano
intranei.
La
Guardia di Finanza ha attestato scambi di denaro con numerosi soggetti, tutti
allo stato indagati, per un importo totale di € 373.500, oggetto di sequestro
preventivo anche per equivalente.
Le
perquisizioni domiciliari effettuate in mattinata fornivano oggettivo riscontro
a quanto finora accertato e quanto evincibile dalle captazioni, visto che
nell’abitazione dei soggetti destinatari della misura custodiale venivano
rinvenute ingenti somme in contanti, profitto dei delitti in esame,
opportunamente occultate: in particolare, nell’abitazione di residenza del Vice
Prefetto, a Roma, veniva rinvenuta una somma in contanti pari ad euro 45.000,00
circa, nascosta sotto il battiscopa di un mobile della cucina; nel garage
dell’abitazione del funzionario attualmente in servizio presso i Vigili del
Fuoco di Benevento, sita a Benevento, veniva ritrovata la somma in contanti di
euro 48.000,00 circa, mentre in un armadietto del Comando Provinciale dei
Vigili del Fuoco di Benevento, all’interno di un armadietto senza nome, veniva
sequestrato l’importo di euro 156.000,00 circa in contanti, celati in un
borsone in cui era sovraimpresso il cognome dell’arrestato; ed ancora,
nell’abitazione di uno dei figli del funzionario dei VV.FF. in pensione
destinatario di misura cautelare in carcere veniva sequestrata la somma in
contanti di euro 35.000,00 circa.
I
privati corruttori indagati, di ogni estrazione sociale, a fronte della
possibilità di ottenere per sé o per un proprio congiunto un “posto fisso”
nell'amministrazione statale non hanno mai manifestato disapprovazione,
rispettando tutte le scadenze e gli accordi pattuiti con i funzionari dei
VV.FF., compresa l'adozione di cautele nelle conversazioni telefoniche.
Sono
state eseguite circa 60 perquisizioni finalizzate al rinvenimento delle pen
drive oggetto di scambio corruttivo nonché di materiale utile alle
investigazioni.
Allo
stato, molti candidati o aspiranti tali, indagati nel procedimento in esame,
avrebbero spontaneamente consegnato il supporto informatico contenente la banca
dati delle prove preselettive.
Allo
stato sono iscritti 118 indagati, tra i quali altri appartenenti a forze di
polizia e dei vigili del fuoco.
Le
indagini sono in corso per individuare ulteriori pubblici ufficiali corrotti e
analoghi episodi delittuosi.
Nei
prossimi giorni si procederà all’interrogatorio di tutti i soggetti coinvolti,
anche di quelli non raggiunti da misura cautelare.
Le
gravissime condotte in provvisoria contestazione, oltre a danneggiare in
maniera irreversibile lo Stato - che in primo luogo non seleziona, così come
prescrive la Costituzione, i migliori elementi, ma soprattutto permette
l’accesso a persone che già al loro ingresso, ed anzi proprio per avere
ingresso nella Pubblica Amministrazione, si rendono protagonisti di desolante
mercimonio - pregiudica i concorrenti onesti e meritevoli, esclusi per far
posto a chi acquista a caro prezzo la discrezionalità di funzionari infedeli.