Cisl FP IrpiniaSannio - Santacroce e Musto sulla sanità irpino-sannita :"Nulla sembra essere cambiato"
Il tanto auspicato ed invocato cambio di passo nella sanità pubblica irpina e sannita tarda a manifestarsi – dichiarano Antonio Santacroce Segretario Generale e Mario Walter Musto responsabile della sanità pubblica e privata della Cisl FP IrpiniaSannio. Siamo a ridosso della ripresa delle attività, la fine del periodo estivo è alle porte, nulla sembra essere cambiato. Assistiamo alle solite corse all’ultimo sprint per rimediare a carenze di organico, alle difficoltà di far usufruire del programmato periodo di ferie il personale e per consentire ciò si fa ricorso a riduzioni di attività, l’ultima e più clamorosa, in ordine di tempo, è stata quella della Unità Operativa di Pediatria e del punto nascite del Presidio Ospedaliero di Ariano Irpino, dove, per sopperire alle carenze di organico e per garantire prestazioni sanitarie al territorio di riferimento dell’alta Irpinia, si è dovuto attendere i rinforzi da parte di altri ospedali, anche di fuori provincia. Dover apprendere a mezzo stampa che si ringrazia la Regione Campania per la risoluzione della problematica è davvero troppo, ciò equivale a prendere atto che l’anormalità è divenuta normalità. Le istituzioni preposte quando saranno in grado di prevenire le problematiche, le criticità e saranno in grado di intervenire per ora e tempo? Solo allora non assisteremo più a simili situazioni. Ancora una volta ci chiediamo quale possa essere il senso di tutto questo, a chi giova una simile situazione, perché si deve ogni volta arrivare a ridurre o, peggio ancora, a chiudere, seppur temporaneamente, delle attività per poi sistematicamente far ricorso a delle soluzioni tampone in attesa di un ritorno ad una condizione di normalità? Tutto questo ha un costo per la sanità pubblica e non parliamo solo dell’aspetto economico ma anche per l’immagine che viene data di un Sistema Salute Irpino - Sannita sempre in costante affanno. A nulla sono valsi gli appelli che abbiamo lanciato di istituire una cabina di regia per la sanità che tenga dentro e coinvolga sistematicamente tutti gli attori principali ad iniziare dalle parti sociali. Un territorio come il nostro ben si adatta a tale possibilità, la soluzione di mettere tutti attorno ad un tavolo rappresenta l’unica condizione per un rilancio immediato della sanità nel suo complesso. È un’opportunità che non possiamo e non dobbiamo lasciarci scappare. Perseverare con l’attuale atteggiamento fatto di immobilismo, incuranza, incapacità relazionale non può che portarci a fare delle ulteriori considerazioni e rilanciare con proposte che cambino radicalmente l’attuale sistema sanitario arrivando anche a paventare l’istituzione di un modello diverso rispetto all’attuale, che possa non solo far funzionare in modo più efficace ed efficiente il mondo sanitario ma che addirittura possa abbattere le spese derivanti dal duplicarsi delle “poltrone”. Certo che una inversione di rotta bisogna pur intraprenderla, non ci si può più trincerare dietro la pandemia per arrancare risposte e/o trovare scusanti. È sotto gli occhi di tutti la mancanza di iniziative per l’immediato futuro, lo scollamento esistente tra sistema ospedaliero e sistema territoriale. La mancanza di programmazione e, peggio ancora, la condivisione delle azioni preventive la cui conoscenza forse è ad appannaggio di pochi illuminati, ci porta a fare queste considerazioni. D’altronde quanto sta avvenendo in sanità rispecchia quanto avviene sul territorio irpino sannita per quanto riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) emblema anch’esso della carenza della programmazione di sistema. Evidenziamo una differenza sostanziale, e non di poco conto, costituita dal fatto che mentre per il PNRR vi sono i margini per un recupero in extremis, in sanità il mese di settembre farà emergere in modo esponenziale tutte le problematiche, conseguenza diretta dell’inerzia e del mancato cambio di rotta. Il tempo della fiducia, dello stare sereni è ormai passato. I cittadini ed i lavoratori sono rammaricati, sfiduciati. Cos’altro dobbiamo aspettare? Attendiamo che la politica, le istituzioni, unitamente a tutte le parti sociali, diano una svolta perché sul territorio c’è una cospicua popolazione che ha necessità di soddisfare i propri bisogni di salute e non può più essere lasciata sola a brancolare nel buio dell’immobilismo - concludono Santacroce e Musto