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Sanità  - Sud in affanno: in Campania i pazienti preferiscono il "turismo sanitario"

A causa della crisi diritto alla salute negato in Campania. Questa volta a lanciare il campanello d'allarme è l'Istituto Demoskopika con il suo studio sulla qualità della Sanità in Italia. L'indagine in questione è stata sviluppata sulla base di 8 indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, risultato d’esercizio, disagio economico delle famiglie per spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica e speranza di vita.
In base a tali premesse, il Sud è risultato il peggiore sotto i diversi aspetti (e non è la prima volta che accade):  sono 6 le realtà territoriali definite “sane”, 9 le regioni “influenzate” e 5 le aree “malate”. Le regioni cosiddette "sane" sono tutte al Nord: tra loro l'Emilia Romagna risulta la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, mentre il Piemonte ha perso ben 10 posizioni rispetto all'anno precedente. Tra le realtà d'eccellenza ci sono anche Marche Veneto, Toscana e Umbria.
Per quanto riguarda le realtà più "malate", Sicilia e Molise risultano fanalini di coda. Al Sud la migliore situazione si ritrova, invece, in Puglia (494,8 punti), Abruzzo (431,3 punti) e Basilicata (405,8 punti) che si collocano tra le aree "influenzate". Le realtà peggiori, dunque, sono la Campania che con 395,5 punti risulta la migliore delle peggiori, subito dietro la Sardegna (384,4 punti), la Calabria (348,7 punti), la Sicilia (332,7 punti) e il Molise con 309,9 punti.
Ad influenzare negativamente la situazione in Meridione è anche la spesa procapite per il management delle aziende sanitarie. In Campania si spendono 2 euro procapite per un totale di 11,4 milioni, circa un quinto ad esempio rispetto alla Lombardia. La maggior parte dei pazienti che nel 2017 hanno rinunciato a curarsi per motivi economici, risiede proprio al Sud. 
Inoltre ad influenzare sono anche le lunghe liste d'attesa oppure la diffidenza nel sistema sanitario del Sud che porta i meridionali a spostarsi dalle proprie realtà regionali. Il Sud si colloca in fondo alla lista per attrattività sanitaria dopo le realtà regionali di Nord e Centro. In particolare si registra un indice medio di “fuga” pari al 10,4%, che misura in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali. Mentre al Centro si registra un indice di fuga pari all’8,9% che è ancora più basso al Nord (6,8%). Ciò significa che, nei 12 mesi del 2016, la migrazione sanitaria dalle realtà regionali del meridione può essere quantificabile in oltre 321 mila ricoveri.
Questo fattore, definito “turismo sanitario” in realtà non fa altro che acuire maggiormente le già marcate differenze tra Nord e Sud perché con un alto numero di pazienti che dal Meridione si spostano in altre zone d'Italia per curarsi, ad essere penalizzati sono proprio i sistemi sanitari meridionali con un conseguente arricchimento delle regioni settentionali. 
In base a tale situazione anche gli investimenti vengono elargiti in maniera diversa, favorendo ovviamente il Nord. Per tale motivo tra i sistemi sanitari più penalizzati, in termini di debiti maturati, vi vi è tutto il Sud. Analizzando la situazione nel dettaglio, si parte dalla Lombardia quale sistema più virtuoso che nel 2017 ha attratto circa 163 mila ricoveri generando un credito, al netto dei debiti, pari a 808 milioni di euro per finire alla Calabria quale sistema più penalizzato che a fronte di poco meno di 60 mila ricoveri fuori regione, ha maturato un debito pari a oltre 319 milioni di euro.